Admiral City
San Antonio Canal
22 Aprile 2013
Ore 6.18 AM
San Antonio Canal
22 Aprile 2013
Ore 6.18 AM
Da quando era infetto
Sniper poteva pensare. Angela Solheim non lo avrebbe mai creduto
possibile: li aveva creati per eseguire ordini e null’altro. Ora
invece il Golem era in grado di pensare e adesso che pensava si
rendeva conto che non sopportava l’odore di sudore degli umani.
Chi più chi meno lo emanavano e se lo portavano addosso tutti:
maschi, femmine, bambini, supereroi o meno era una loro
caratteristica in comune. Un odore che diventava ancora più
forte e penetrante quando avevano a che fare con le emozioni.
Emozioni che in certe situazioni rendevano il lezzo insopportabile.
Sniper, con i suoi
sensori, aveva imparato a conoscerlo e a distinguerlo bene. Ma prima
di essere infetto non aveva mai fatto delle considerazioni in merito.
Era piacevole pensare,
pensò.
Adesso dall’odore di
sudore era in grado di capire cosa stesse provando un essere umano.
Una facoltà quasi da supereroi se non fosse stato fatto di
calcio e ora, mentre lo osservava assorto, percepiva il coraggio
sovrumano di Alexsej, benché non lo capisse.
Negli ultimi tempi si
domandava spesso cosa significava vivere provando emozioni e la
faccenda lo rendeva perplesso: che fosse dovuto anche questo a un
effetto del virus immesso nei Golem da Mezzanotte?
«Allora, sei
pronto?» chiese Alexsej.
Il Golem analizzò
la domanda studiando le tre parole. Annusò Alexsej, prima di
annuire.
Alexsej sorrise e il
Golem si ritrasse. Il sorriso di Alexsej aveva cambiato le
caratteristiche dell’odore di sudore.
«Vedo che non vuoi
parlare! Sai dove si trova la Salazar Tower?»
Il Golem non rispose. Non
lo sapeva. Era stolto e stupido e nessuno gli aveva mai parlato della
Salazar Tower. Neppure il virus che gli era stato immesso in circolo
gli aveva fornito delle informazioni in merito.
Avrebbe dovuto incontrare
gli altri Golem per saperlo. Chissà se Blaster lo sapeva.
Blaster non sudava.
Era bello non sudare,
pensò.
«Davvero sei un
cecchino?»
Alexsej lo guardava.
L’odore di sudore adesso non era più così
impregnante. Forse era un effetto causato dalla brezza che si era
alzata in quel momento, colpa di un temporale in arrivo sulla città.
«Sono un cecchino»
rispose, cercando di capire cosa stesse provando Alexsej.
Non era coraggio adesso.
Al robot pareva quasi che
Alexsej si stesse rilassando un poco. Lo scontro doveva averlo
affaticato. Pensò che fosse un buon momento per ucciderlo. Non
capiva come mai non gli scattava l’impulso di farlo. Afferrò
il fucile. Forse sarebbe bastato alzarlo e premere il grilletto, da
quella distanza non avrebbe dovuto neppure prendere la mira.
«A che pensi
amico?»
«Non sono tuo
amico, sono un cecchino»
«Lo so, lo so, non
puoi vivere senza fucile. Lo sento, siete in simbiosi, ma non sarai
permaloso?»
«Sono un cecchino!»
«Lo hai già
detto. Non saranno così anche i tuoi amici?»
Sniper percepì di
nuovo una variazione nel sudore di Alexsej. Fastidio? Poi lo vide
alzarsi: aveva gli anfibi slacciati e si muoveva in maniera goffa. Si
domandò un’altra volta perché non gli arrivasse
l’impulso di ucciderlo. Non avrebbe sbagliato con un colpo a
bruciapelo.
Forse non toccava lui.
Forse il virus di Mezzanotte aveva in mente qualcosa d’altro per
lui. Si domandò a chi sarebbe toccato l’onore di uccidere
Alexsej.
Blaster era della sua
stessa classe, quindi il virus si sarebbe comportato allo stesso
modo. Lo stesso valeva per Brawler. Non conosceva altri Golem diversi
da lui.
Chissà se il virus
avrebbe finito per trasformarlo in un essere umano. Con la forza che
aveva sarebbe potuto diventare un supereroe.
«Detto tra noi,
prima di andare mi farei una dormita… avrei bisogno di dormire un
poco. Ma non c’è tempo. Voi non dormite mai?» chiese
Alexsej, poi si ricordò della nenia del Golem. «Sì,
sì, non dirlo… io sono un cecchino, ahaha.»
Il Golem non fece una
piega. Guardò Alexsej, nel momento in cui il supereroe fu
distratto da qualcosa. Forse da un rumore impercettibile.
Sniper non capì,
percepì di nuovo una forte variazione nell’odore del sudore
del supereroe, causato da un’emozione di piacere. Poi lo vide
chinarsi e lo notò aprire il palmo della mano lentamente.
Subito dopo scorse uno strano e piccolo essere con le ali posarsi
sul palmo della mano di Alexsej.
Il Golem non aveva mai
visto nulla di simile. L’essere era di colore rosso con dei piccoli
puntini neri sul dorso.
«Sai che animale
è?» gli chiese Alexsej
Il golem negò con
il capo.
«E' una
Coccinella. Si chiama Coccinella: è da sempre un simbolo
legato alla fortuna, si dice che quando vola e si posa sul dito
anulare indichi una prossima relazione d'amore o amicizia, quando si
posa sul medio indica invece un’idea positiva che ci giunge. Siamo
messi bene. Grazie a te e a questo piccolo animale generoso
riusciremo a portare a termine la missione che ci hanno affidato. È
bello avere degli amici!»
Il Golem non disse nulla,
sì era bello avere amici, pensò.
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